Racconti dal Giubileo
- CPAG Web

- 30 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Roma 2000 – Roma 2025: per chiudere un cerchio
Era il 19 agosto, sconfinata landa a Tor Vergata, intorno a me una marea di giovani cui non riuscivi a vederne l’orizzonte, una sensazione incredibile di quello che potrebbe essere la nostra vita di tutti i giorni: fratellanza, amicizia, condivisione, nessuna barriera alla comunicazione, tutti lì per lo stesso motivo, tutti lì per amore, l’amore verso il Signore che unisce e non divide, che ti arricchisce e non ti toglie, che ti porta ad un altro livello, senza lasciarti nei “bassifondi” che l’uomo invece troppo spesso crea.
E tantissima, palpabile emozione … una emozione che pulsava, la vedevi negli occhi di coloro che erano accanto a te, nei momenti di preghiera, nella pura gioia e nelle risate, nella voglia di assaporare ogni istante di quei momenti che sapevi esser unici. Per quanto possibile, ogni giovane dovrebbe vivere questo tipo di esperienza, perché ti trasporta in una dimensione che potremo dire, molto vicina alle vie del Signore, ed in quanto tale, molto vicina alla bellezza del creato di Dio, probabilmente a come Lui lo ha pensato. E questo ti cambia la vita. A me l’ha cambiata. Era il Giubileo dell’anno 2000 in cui Santo Papa Giovanni Paolo II aveva indetto anche la Giornata Mondiale della Gioventù.
Quest’anno, Giubileo dell’anno del Signore 2025, avrò la fortuna di tornare nello stesso luogo, con la stessa emozione per “chiudere” un cerchio, che ha visto questi 25 anni trascorrere veloci, ma che hanno avuto l’impronta forte di quella esperienza. Certo non più giovane come allora, ma per citare Papa Giovanni Paolo II proprio in occasione della veglia del sabato “kto z kim przestaje, taki, sie staje” ovvero “se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane”, così anche io spero di tornare a casa un po’ ringiovanito. Sicuramente lo sarò nello spirito perché l’emozione di condividere una cosa così bella, con tante altre persone provenienti da ogni “estremo confine della terra”, è un tesoro inestimabile e non credo ci sia cosa più bella che condividere le emozioni che ti fanno palpitare, ingrandire e pulsare il cuore, e quali emozioni possono essere più grandi e belle, se non quelle che ci mettono in comunione diretta col Signore?
Paolo De Martin
Accompagnare alla fede, accompagnare alla vita
Accompagnare: farsi prossimi. Nella fatica, nella gioia, nei momenti più vari. Nella fede come nella vita. Sono don Alex, cappellano a Maniago Camlagna e Dandolo e assistente diocesano ACR, e a breve accompagnerò i giovani della diocesi e della parrocchia al Giubileo dei Giovani, nella proposta breve della Pastorale Giovanile Diocesana, dall'1 al 3 di Agosto.
Per comprendere e vivere appieno quest'esperienza credo la si possa descrivere attraverso il verbo usato all'inizio: Accompagnare.
Innanzitutto, perché è un verbo e quindi è dinamico: mostra un'azione, un movimento che ha una sorgente e un destinatario. Qui però sta il bello: perché nell'accompagnare mi sento accompagnato a mia volta, dall'altro e da Dio. La forza che si genera infatti non è da me verso l'altro, quanto piuttosto circolare: il bene che dono è quello che ricevo e che sempre mi avvolge.
In secondo luogo, mi affascina che l'accompagnare generi un incontro di vite e di storie, per le quali bisogna avere cura, rispetto, intraprendenza ed entusiasmo: un incontro di cuori, corpi e anime che dona energia nuova alle storie delle persone, magari cambiandole. Sentirsi in questo strumenti che testimoniano l'amore e la presenza di Dio, con tutti i limiti e le fatiche che portiamo con noi, è davvero vivere in Cristo e di Cristo.
E infine l'accompagnare come scelta: scelta di esserci, di restare, di donare tempo e spazio a quelle che sono storie, domande, slanci e ferite di persone che nella semplicità come nella solennità delle loro vite si donano e ti chiedono di donarti, scelgono di sostare e ti chiedono di restare, un po' come Gesù coi discepoli di Emmaus.
Sento che accompagnare è un dono, un privilegio, perché è farsi prossimi in un tratto di vita dove si accade e dove ci si sceglie: il poterlo vivere e affidare al Signore dà un altro gusto, proprio perché aiuta a percepire la dimensione della gratuità. Sempre da guida, in questa situazione così come per le altre esperienze estive che ho vissuto, è la frase di San Paolo che afferma di essere "collaboratore della gioia": e quando questo accade, davvero si percepisce la gratuità e quindi la presenza di Dio!
Mi auguro che questa esperienza, che questa strada che sa di Vangelo, possa rendersi concreta per me e per chi mi sta intorno... Ma lasciandoci accompagnare da Lui, nulla è impossibile!
don Alex Didonè











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